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Dalle stampe alle foto

articolo di Silvia Silvestri pubblicato su l'Informatore - marzo 2004

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Particolarmente interessanti e di grande effetto sono i ‘bronzetti’ nei quali si cercava di ricreare il colore delle statue di bronzo o le stampe in bianco e nero su fondo oro delle quali abbiamo un esempio nella riproduzione di una delle porte dorate del Battistero di Firenze, oppure le stampe colorate in bianco e azzurro e abilmente ritoccate a dare il senso del bassorilievo, per la riproduzione delle opere dei Della Robbia.
Brogi si distinse inoltre per le campagne all’estero: famose quelle in Siria, Egitto e Palestina. Giacomo raccolse le foto scattate in Palestina in un album che comprendeva 60 fotografie più un testo bilingue francese-italiano, ne donò una copia nel ’69 a Papa Pio IX dal quale fu insignito di medaglia d’argento per questo suo lavoro, e una seconda copia a Vittorio Emanuele e ad Umberto I che nel 1878 lo nominò fotografo di sua Maestà. Parallelamente, Brogi aveva sviluppato una proficua attività di ritrattista: attori, scrittori, pittori, compositori o illustri stranieri si recavano nello Stabilimento per farsi ritrarre con quella tipica impostazione artistica, un po’ scenografica, con luci e sfondi romantici (gli attori posavano spesso in costume e a volte in scene interamente ricostruite in studio); comunque sempre con quel gusto raffinato che rendeva i ritratti Brogi inconfondibili. Negli anni di maggiore espansione commerciale, Brogi poteva contare su tre negozi di vendita: a Firenze in via Tornabuoni n.1, a Napoli in via Chiatamone n.19 bis (spostato poi in via Martiri 61-62) e a Roma in via del Corso n.419.

Alla morte di Giacomo, avvenuta nel 1881, la direzione dello Stabilimento passò al figlio Carlo, mentre l’altro figlio Alfredo si occupava dell’amministrazione. Carlo si distinse nell’impegno per il riconoscimento dei diritti legali dei fotografi, aiutandoli ad unirsi in categoria ed a fare riconoscere la loro attività come “opera d’ingegno” con i relativi benefici legali ed economici. Abbiamo notizie della sua partecipazione attiva in questo campo fin dal 1885 quando pubblica In proposito della protezione legale sulle fotografie, nel 1889 diventa vicepresidente della Società Fotografica Italiana e rimane al centro delle polemiche fino al 1904, dopo questa data non si trovano più suoi interventi al riguardo. Carlo è autore anche di un volumetto intitolato Il ritratto in fotografia, uscito nel 1895, che indica alcune regole pratiche che il soggetto fotografato deve seguire perché il ritratto abbia successo, e che mette in risalto i rapporti psicologici che si instaurano tra il fotografo e il fotografato. La ditta Brogi prese parte all’Esposizione di Forlì nel 1871 e di Vienna nel 1873, vinse il primo premio per la fotografia di paesaggio ed architettura alla “Melbourne International Exhibition” del 1880-81, insignita di medaglia d’argento a Milano nel 1881, ottenne il diploma d’onore all’Esposizione Italiana a Londra nel 1888, infine partecipò fuori concorso all’Esposizione Universale di Firenze nel 1889.


Dopo la morte di Carlo, avvenuta il 25 aprile 1925, la sorella Eugenia si occupò dell’attività insieme al marito Laurati, che però morì precocemente nel 1926, curando principalmente l’aspetto commerciale, o almeno così pare dalle scarse notizie che abbiamo al riguardo. A partire dagli anni ’40, il figlio Giorgio Laurati dette nuova vita all’attività dello Stabilimento avvalendosi del lavoro dell’operatore Gino Malenotti, noto ed apprezzato in tutta Italia per le sue riproduzioni di sculture nelle quali sapeva rendere abilmente la plasticità dell’opera ritratta. Per questa abilità era stato scelto dallo studioso ungherese Ieno Lanyi per realizzare le fotografie destinate ad illustrare il suo libro sulle opere del Donatello: Malenotti ne fece ben duemilaottocento.
L’ultimo dei “ragazzi di bottega” che lavorarono nello Stabilimento, Giancarlo Kaiser, ha voluto ricordare Laurati e Malenotti raccontando come si svolse una delle campagne fotografiche cui aveva partecipato come aiuto operatore a fianco di Malenotti. Kaiser ci dà un interessante inventario del voluminoso bagaglio con cui gli operatori dovevano spostarsi in queste occasioni. Così si lavorava prima di quelle innovazioni nel campo della tecnica fotografica con cui ben presto Laurati avrebbe dovuto fare i conti.
Nel 1996 lo Stabilimento fu gravemente danneggiato dall’alluvione; stampe, lastre ed attrezzature vennero messe in salvo, per quanto possibile, nei locali di Piazza Santa Croce di Laurati che qui continuerà il suo lavoro, abbandonando definitivamente la sede sul Lungarno delle Grazie, fino al 1986, anno della morte.  

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